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        Voi mi dareste un bacio di repente,
      E mi direste: – Dio ti salvi, o Carlo,
      Dio ti salvi con ogni tuo parente. –
        Pace per questo non darovvi, e il farlo
      Non è nel poter mio, sono un tormento
      Per voi, sono il demonio, il vostro tarlo.
        Vi sono un pruno dentro un occhio, un vento,
      Che vi soffia tra mezzo alle lenzuola;
      Sono per consumarvi un fuoco lento.
        Nè lascerò di batter la mazzuola,
      Finchè non oda dimandar perdono
      Dai vostri labri color di viola.
        Vedrete s’io ci sono, o non ci sono,
      E sentirete se il mio verso pela;
      Dapprima aveste il lampo, or viene il tuono.
        Strugger vi voglio, come una candela;
      Voi mi avete sfidato; ebbene, accetto:
      L’arbor drizzate, e sciogliete la vela.
        Ma che fareste senza Musa in petto?
      Sperate forse, che vi voli attorno
      Come una mosca, o come un altro insetto?
        Siete, è vero, un bell’uomo, un uomo adorno,
      Un cicisbeo galante, un mugherino,
      Un cavaliere fatto proprio al torno;
        Ma bevete un po’ troppo, e intorno a un tino
      La Musa non ci vien, – non è decoro;
      L’avete presa per un moscherino?
        Chiunque ne conviene, – è cosa d’oro
      Il bere, è cosa buona, è cosa degna,
      E le taverne meritan l’alloro,
        E lo portan di fatti per insegna:
      Ma un limite ci vuole; e quando il fuoco
      È bene acceso, bastano le legna;
        E non far come voi, che con un roco
      Accento ognor gridate: – mesci, mesci; –