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viveva alla buona nella Geometria. Oh! il mondo è una mala cosa!

Tanto peggiora più quanto più invetera:

― diceva il Sannazzaro, or son trecento e più anni. Figuratevi oggi!

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(Manca gran parte di questo Capitolo, e non resta che il fine del Capitolo successivo ed ultimo).


CAPITOLO XXII.


CONCLUSIONE.


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Consultiamo la Natura nuda e vergine, com’ella si rivela alla mente del giusto, e saremo meno sventurati. Consultiamo la natura umana senza velo di disprezzo, di cupidigia, di prepotenza; – consultiamola anatomicamente nel suo stato originale, e osserveremo che si può spogliare del fango onde l’ha ricoperta un falso sistema sociale, e rivestirla d’una certa luce, – una luce, che non dobbiamo rapire al Sole come Prometeo, perchè ella ha sorgente nell’anima umana. E l’arte sta nel trovarla, e il Genio la sa trovare, ma noi abbiamo finora crocifisso il Genio invece d’incoronarlo. Intanto tolleriamoci, – v’è spazio per tutti, – e permettiamo, che ognuno vi si svolga a suo grado. Il Genio può trasfondere nei suoi quadri l’armonia e l’iride dell’universo; – la follia può ridere, e saltar per le piazze; – il forte può andare a caccia al cinghiale, – il debole può recitare il suo rosario, – e tutti pacificamente. La terra è larga abbastanza: ― L’UMANA SAPIENZA STA NEL TOLLERARE. ―