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loro orgogli era l’ingrandimento della monarchia spagnuola, il cui dominio avrebbono voluto estendere per tutta la penisola. Ma gli attraversava la costante e scaltra politica della Repubblica, che gelosa per sè andava ora scopertamente, ora sotto mano suscitando ostacoli a que’ rapaci stranieri. Da qui un odio terribile contro di lei, e quei satrapi non pretermisero occasione di nuocerle, fin anco a suscitarle contra i Turchi. Più caldi, siccome più a portata di offendere, si mostravano i governatori di Milano e i vicerè di Napoli, e questi ultimi specialmente assunsero l’aperta protezione degli Uscocchi.

Ad ogni querela del Senato i ministri austriaci proponevano per primo patto di accomodamento che potessero anco i legni armati d’Austria e Spagna entrare nel golfo. La Repubblica intesa a difendere le sue ragioni coll’armi, non pretermise di sostentarle eziandio cogli scritti; e per servire di lume al governo e d’instruzione a’ diplomatici Frà Paolo stese, per ordine del Collegio, cinque scritture sul dominio del mare Adriatico, di cui tre sono a stampa e due inedite, e più altri consulti, memorie e sunti che tutte insieme formarono un volume in foglio. Nel qual numero non è però da comprendersi un’operetta intorno al jus belli della Repubblica su esso Adriatico, che non è sua nè per lo stile nè per gli argomenti.

Altro lavoro relativo a questi negozi è l’istoria degli Uscocchi incominciata da Minuccio Minucci arcivescovo di Zara e continuata dal Sarpi. Alle querele di fatto dei Veneti gli Austriaci opponevano l’incredulità o dubbiezza o scusa, o che fossero esa-