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58 capo xix.


Ciò diede molto da fare al Sarpi che a difesa dei diritti sovrani dovette rivangare quanti documenti e vecchie memorie potè raccogliere, e discutere quella materia con tutti i lumi che somministrava la storia, e sbrogliare le ragioni e i fondamenti spesso contradittorii del diritto canonico, feudale e municipale che nella confusione dei secoli passati troppo spesso si collidevano o s’intralciavano. Il trattato circa le ragioni di Ceneda che si legge a stampa non è che il primo abbozzo; ma tra le scritture inedite se ne hanno tre dove l’argomento è sviluppato in tutta la sua estensione; una sugli statuti di Ceneda pubblicati da Leonardo Mocenigo; altra sul proclama di Giovanni Grimani vescovo di Ceneda nel 1541, abrogato dal Senato, e rinovato dal Mocenigo; una terza sulle pretese del papa che Ceneda fosse sua; e più altre scritture e minute, sì che tutte insieme riempiono un buon volume in foglio di pergamena. Non attedio il lettore a darne una analisi, perchè oggetto a’ dì nostri di nissuno interesse. La cosa finì che persistendo la Repubblica validamente, il papa si ritirò, con frasi equivoche, dalle sue pretensioni, e il vescovo dovette sottomettersi.

(1612). L’anno appresso si rinovarono le liti di confine tra Veneti e Ferraresi, incominciate, sopite e non spente nel 1599.

Le alluvioni del Po trascinando immense sabbie formano banchi e isolette che per immemorabile consuetudine furono sempre riconosciute possesso della Repubblica, che poi le vendeva o affittava a pescatori. I Ferraresi pretendendo che appartenes-