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48 capo xix.


Poichè ho parlato di Burnet, raccoglierò qui in un gruppo alcune altre sue menzogne intorno al Consultore, copiate ciecamente da Pietro Bayle, da Pier Francesco le Courayer e da altri; e maliziosamente credute da Bossuet e sozii. Dice adunque che Guglielmo Bedell apprendesse da Frà Paolo la lingua italiana, e a ricambio scrivesse per lui una grammatica della lingua inglese; che gli tradusse la liturgia della Chiesa anglicana, la quale al frate tanto piacque che disse volerla far adottare a Venezia; avergli detto ancora che ometteva molte parti della messa, e che usava la confessione per ritrarre i suoi penitenti dalle superstizioni della Chiesa romana. Aggiunge che i forestieri i quali visitavano Frà Paolo dopo le ricevute percosse, prima di essere ammessi venivano frugati nei panni per vedere se portavano arma nascosta, e che il solo Bedell era esente da sì umiliante formalità; e che tornando in Inghilterra si condusse con seco Marco Antonio de Dominis e portò un esemplare dell’Istoria del Concilio Tridentino.

Burnet dice di aver udito queste e simili cose dallo stesso Bedell: è impossibile. Alcune sono falsità patenti, altre hanno un fondo di vero, ma Burnet non ebbe buona memoria o le alterò a capriccio.

Sir Enrico Wotton fu ambasciatore del re Giacomo a Venezia dal 1604 fino a tutto il 1610, quando gli fu sostituito sir Dudley Charleton. Guglielmo Bedell, dopo vescovo di Kilmore in Irlanda, era suo cappellano, uomo assai dotto e pio, il quale strinse amicizia con Frà Paolo, a quel che sembra, non