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32 capo xviii.

a render visita ai due frati. Dopo i primi complimenti al Sarpi sulla sua fama oltre l’Alpi, gli dissero desiderargli che Dio benedicesse i suoi sforzi. Rispose Frà Paolo, recarsi ad onore che il suo nome fosse pervenuto agli uomini che primi avevano veduta la luce. Poi parlò della poca armonia che passava fra i teologi, segnatamente intorno le parole hoc est corpus meum. E Linck avendogli chiesto per qual modo sperava di ottenere il successo del suo disegno, replicò il Servita che sarebbe opera di Dio; doversi desiderare che la riforma si stabilisse nelle Provincie tedesche contermini allo Stato veneto, massime nella Carinzia e Carniola, perocchè sono tra l’Istria ed il Friuli veneto; importare altresì che i principi protestanti avessero più intime relazioni colla Repubblica, e accreditassero agenti presso di lei i quali esercitassero il proprio culto, perocchè le predicazioni de’ ministri sortirebbero un ottimo effetto, aprendo gli occhi al popolo che nissuna differenza faceva tra luterani e maomettani. «Altre volte, aggiungeva, gl’Inglesi non erano qui considerati come cristiani, ma dopo che vi hanno un ambasciatore le idee del vulgo sulla loro religione mutarono. Le controversie colla corte di Roma non sono così quietate che non restino ancora risentimenti di cui sarebbe facile di cavar vantaggio».

Fin qui l’aneddotto. Il Daru ha sospette due cose: l’autenticità di esso e la buona fede del relatore. Io non guarantisco nè l’una nè l’altra; imperocchè se alcuni tratti del colloquio mi sembrano naturali a Frà Paolo, alcune altre circostanze e del colloquio