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bibliografica. 391

l’attribuire a un tant’uomo di Stato; e una certa causticità e un astio crudele, che malamente velasi coll’arte del consiglio, dà a quello scritto l’aria di una satira ironica od insidiosa: e se Frà Paolo ne fosse l’autore e l’avesse scritto seriamente e collo scopo annunciato nel titolo, bisognerebbe confessare ch’ei fu il più tristo uomo del mondo, ponendo egli come fondamento di stabil regno l’ipocrisia, la frode, l’assassinio, l’immoralità, l’irreligione ridotte a sistema: forse con questi mezzi si acquista un regno ma non è per essi che si può conservarlo.

     Se fosse vero che Frà Paolo scrisse que’ suoi ricordi ad istanza del governo, è chiaro che diventavano un secreto di Stato; e non era a Venezia dove tai secreti si potevano facilmente e impunemente divulgare. Eppure quel libello ignoto a contemporanei, non trovato fra le carte del Sarpi, fu stampato per la prima volta a Venezia col titolo: Opinione di Frà Paolo come debba governarsi ecc. e si vede che la Censura, cioè il Consiglio dei Dieci non fece alcun conto di esso, ma che lo lasciò anco ristampare quattro anni dopò; se non che nella edizione del 1685 il titolo fu Opinione falsamente attribuita a Frà Paolo ecc.; ma ignoro se tale mutazione derivò per ordine del governo, o per consiglio di letterati. So bene che essa nulla valse, perchè e il traduttore che la pubblicò in francese nel 1751, e quelli che la ristamparono in italiano a Livorno con data di Colonia nel 1760 e a Friburgo nel 1767 continuarono a spacciarne Frà Paolo autore. La riprovazione del doge Marco Foscarini non bastò a convertire Pietro Daru e Carlo Botta; ma la recente scoperta dell’erudito autore delle Inscrizioni Veneziane professore Emanuele Cicogna (Tom. 3, p. 507) deve finalmente relegare codesto libello fra i parti fittizi: «Il padre Giovanni degli Agostini, dic’egli, in una nota di suo pugno nella cronaca cittadinesca dei Gradenigo all’art. Canale dice: 1648. Un bastardo di casa Canal veneziana scrisse molte opere politiche, tra le quali l’Opinione come debba governarsi la repubblica di Venezia falsamente attribuita al P. Paolo Sarpi». Pare che l’Agostini fosse contemporaneo; e se è lecito arrischiarmi con una congettura direi che il Canale scrisse il suo libro col fine apposito di suscitar rancori ed animosità tra i nobili ricchi e i nobili poveri; imperocchè sotto colore di consigliare ai primi l’abbassamento degli altri non fa che pennelleggiare odiosamente l’oligarchia de’ potenti e il loro disprezzo pei deboli: come ancora consigliando l’abbassamento delle Quaranzie e l’ingrandimento del Consiglio decemvirale sembra che intenda a fomentare gelosie fra que’ due corpi; e fu forse per smentire l’autenticità del libro che il governo ne permise la stampa, nel che mostrava ciò che non possono mostrare molti governi attuali, una piena confidenza in sè e nella pubblica opinione.

     Se questa operetta è la medesima che l’accennata di sopra a pag. 381, parrebbe che essendo stata essa trovata fra i libri