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sione, e sopra tutto di Paolo V usando concetti di laude non che di riverenza. Degli altri si spiccia in poche parole. Frà Fulgenzio vi aveva giunto la vita di Gregorio XV e di Urbano VIII.

3.° Della Podestà de’ principi.

     Il Sarpi aveva stilizzato i tre primi capitoli e ordinate le rubriche dei rimanenti che dovevano essere in tutto 206. Giorgio Contarini, in potere del quale venne l’originale, lo mostrò ad assai dotte persone onde trovare chi volesse compier l’opera; ma nissuno ardì cimentarvisi. Frà Fulgenzio a cui siamo debitori di queste notizie non dice quale fosse il preciso têma dell’opera, ma pare che dovesse avere molta affinità con quello trattato poi dottamente da Pietro De Marca nella sua celebre Concordia del Sacerdozio e dell’Impero.

4.° Una raccolta di Pensieri civili e politici nei quali, dice il Foscarini, si rappresenta il carattere delle passioni e si dipingono i costumi e si danno precetti per regolare la vita.

     Sta incerto se sia opera del Sarpi. Il codice era scritto da Frate Franzano scrivano del Sarpi; ma vi erano correzioni, per lo più di ortografia, di Frà Fulgenzio, e passò anco in mano degli eredi di lui. Pensa adunque Foscarini che i pensieri fossero del Sarpi, ma gettati senza ordine come ei soleva, indi raccolti, ordinati e corretti da Fulgenzio.

5.° Memorie intorno la storia de’ suoi tempi, raccolte da Frà Paolo per uso del Presidente de Thou.

     Come ho detto a suo luogo, un esemplare di queste fu portato in Inghilterra da Bedell, tradotto in lingua inglese. Ignoro se l’originale sia stato annullato, o se deposto dopo la sua morte negli archivi secreti.


III. Perdute.


1.° Il trattato anatomico sulla scoperta delle valvole nelle vene e sulla circolazione del sangue.

     Era possieduto da Frà Fulgenzio nelle mani del quale fu veduto dal Wesling professore di anatomia a Padova.