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30 capo xviii.


In quell’anno 1609 era morto senza prole il duca di Giuliers, Berg e Cleves; e nacque gara tra i principi di Germania pei diritti di successione, donde si formarono due partiti: l’uno de’ cattolici sostenuto dalla casa d’Austria e favorito, sotto pretesto di religione, dal papa e dal re di Spagna; l’altro più potente, spalleggiato dal re di Francia e dagli Olandesi, si componeva dei principi e città libere protestanti, che allegando lo stesso pretesto si unirono in lega ad Halla, essendo capi di essa, come primi tra i pretendenti, il marchese di Brandeborgo e il palatino di Neoborgo. In questa unione vide Frà Paolo una circostanza favorevole alla situazione della Repubblica e si adoperò perchè ella vi prendesse qualche interesse. Sua massima era che più dei Francesi si doveva pregiare l’amicizia di quei popoli tedeschi, perchè più leali, ed estranei alla tortuosa e ingannevole politica degli altri principi. Altronde gelosi della loro libertà e religione, le difendevano con coraggio, non avevano interessi in Italia, ed essendo poveri, l’amicizia colla Repubblica che aveva denari e gli poteva spendere tornava utile ad entrambi. Tese adunque le sue fila per mettere i Tedeschi riformati in corrispondenza colla Repubblica; ma la lega di Halla, pei varii interessi di chi la componeva, essendosi dalle divisioni infiacchita, non ne ottenne alcun utile risultato. Il palatino, quasi nel medesimo tempo che vi era il Vander Myle, mandò a Venezia Leonardo Butten con lettere al Senato, dove esponeva le sue ragioni alla eredità di Giuliers e pregava di assisterlo. Ma questa missione così isolata non piacque nè a Frà Paolo