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368 appendice


1622. Scrittura sopra gli affari della Valtellina.

(17 novem.) Sopra il Collegio de’ Greci in Roma.

(14 dicemb.) Parere se le leggi della Repubblica proibiscono ad un cardinale figliuolo del doge di poter ottenere e ricever beneficii ecclesiastici.


Le seguenti scritture non hanno alcuna data probabile.


§§ Sopra il giuramento dell’Inquisizione.

     L’inquisizione obbligava i magistrati, gli osti, i librai ecc. a giurare gli uni che servirebbero al Sant’Offizio nella estirpazione della eretica pravità, e gli altri che non venderebbero cibi o libri vietati. Frà Paolo trova che questo giuramento è assurdo, e propone che sia abolito.

§§ Sopra le patenti dell’Inquisitore.

     L’inquisitore del Sant’Offizio, dice Frà Paolo, non può esercitare la sua carica se non ha prima una patente del governo; e quindi debbe essere sottomesso al Rettore della provincia al quale è obbligato di deferire in ogni cosa, e da cui può anco essere impedito.

§§ Due altri scritti Sopra l’officio della Inquisizione di cui l’uno sembra far parte dell’altro.

     Nel secondo vi fu intruso uno squarcio che ha niente di comune cogli inquisitori, e riguarda la tutela e sopraintendenza che i governi per legge divina e canonica sono obbligati ad esercitare sulle chiese, monasteri e luoghi pii dello Stato onde impedire che i preti non ne facciano il loro buon piacere o v’introducano abusi.

     Del resto queste quattro scritture sul l’inquisizione non sono che schede o sommarii di una materia sviluppata diffusamente nel Discorso sopra l’Inquisizione: ciò che vi trovo di più notabile è il seguente paragrafo dove l’autore parla delle stregonerie.

     «Sono, dic’egli, leggerezze di opinione, che con parole o cose lontane pensa far effetti naturali, di che le donne semplici sono piene.

     «Queste meritano una buona istruzione dal confessore, non disonore da’ tribunali. Chi le fa per ingannare, merita castigo ma da chi tocca aver cura della giustizia.