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capo xxx. 351


In quella occasione il professore Gaetano Ruggeri esaminando nel teschio se rimaneva ancora traccia della ferita riportata da Frà Paolo fino dal 5 ottobre 1607, fece le seguenti osserrazioni:

«Nell’osso parietale destro, vicinissima alla sutura per la quale si unisce quest’osso a quello della tempia, vedesi una fossetta irregolarmente triangolare, larga come un lupino, e cava poco più di quanto suol esserlo un buttero di vaiuolo; la quale è piena di una sostanza durissima, più lucente del resto, che non lascia conoscere tessitura fibrosa, nè laminosa. Da questo debbesi inferire che la fossetta sia il vestigio della ferita di stilo avventato alla testa, e la sostanza di cui venne riempiuta null’altro poter essere che il callo o condensamento della materia coagulativa qui deposto dalla natura per rifare la perdita dell’osso. Ma la ferita del parietale fu così vicina all’osso della tempia che l’orlo squamoso di questo vi venne un poco compreso, cosicchè ne fu screpolato in direzione perpendicolare, e ve ne manca un frustolo quanto sarebbe una paglia non più lunga di sette punti di linea, il quale non venne dal callo riparato, non permettendolo per avventura la troppa sottigliezza cui ha l’osso in quel sito. Ciò ancor più dimostra che il vestigio antidetto è proprio quello della pugnalata, e lo conferma maggiormente l’osservarsi che tutta la parte squamosa di quest’osso temporale che vi è contigua patì di infiammazione e divenne più grossa di quella del temporale sinistro; la quale infiammazione e fu