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342 capo xxx.


(13 genn.) Il venerdì volle alzarsi di nuovo, ma così esinanito che non potè passare dall’una all’altra camera senza sostegno. Austero osservatore delle regole monastiche aveva sempre digiunato la quaresima sino all’anno 69 della sua età, nè mai per malattie o per altri accidenti volle pigliar cibi vietati dalla Chiesa, e convenne fargli forza perchè in quel giorno prendesse alcuni brodi, ond’egli facetamente rivolto al cuoco disse: Frà Cosimo, così trattate i vostri amici, facendo loro guastare i venerdì! Venuta la sera e messo a letto, sì che già pareva moribondo, fu deciso che tre almeno lo assistessero in camera; ma egli continuò tranquillamente a servirsi da sè stesso, e non fu mai udito lamento uscirgli di bocca.

(14 genn.) Il sabato, ultimo di sua vita, non potè più alzarsi: ricevette varie visite di persone distinte, e mostrò la stessa ilarità e presenza di spirito. Ai frati che gli stavano intorno e piangevano la prossima sua fine, disse scherzando: Io v’ho consolati quanto ho potuto, ora a voi toccherebbe di tenermi allegro. Frà Fulgenzio fu chiamato in Collegio e gli fu chiesto del Sarpi: — È agli estremi. — Gli fu chiesto ancora come stesse di mente: — È come sano. — Allora gli furono confidate tre domande da fargli intorno a negozio di grave importanza. Frà Paolo, due ore prima di notte, fece scrivere le risposte e le spedì al Collegio, e la sera medesima furono lette in Senato che deliberò secondo il parere del Consultore. Ei finiva come il guerriero, sulle sue armi. Passata quella bisogna, si fece leggere la Passione di Cristo nell’Evangelio di San Gio-