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capo xxix. 317

no poteva egli rallegrarsi coll’Aarsens come s’e’ fosse il primo ambasciatore olandese andato a Venezia; mentre niuno meglio di lui sapeva che un altro ve n’era stato dieci anni prima. Ma il cardinale non era tenuto nè a critica, nè a coscienza, e lui solo aveva il privilegio di spacciar racconti i quali, purchè facessero alla sua intesa, poco badava se erano veri o falsi.

E la falsità di questo è così flagrante che l’ex-gesuita Francesco Zaccaria, curialista maniaco, pieno di fiele contro il Sarpi, e lodatore scorporato del cardinale suo consettario, nella nuova edizione della di lui Istoria del Concilio di Trento, Faenza 1792-97, omise al tutto la rara notizia fingendo d’ignorarla, stantechè non è nella prima edizione autografa del 1656 e neppure in tutti gli esemplari della seconda del 1664. Ma il suo infingimento è una pretta soperchieria, perchè aveva sott’occhio e le Memorie del Grisellini che cita quell’aneddoto (senza averlo veduto), e un passo dell’Amelot che sodamente lo confuta, e il Dizionario di Bayle che ne parla all’articolo Aarsens, ed egli stesso nella sua dissertazione critica riferisce un capo di lettera del Pallavicino in coi ricorda il documento Zuilicom e la mutazione fatta per esso alla Istoria.

Colgo l’occasione per ricordare un altro aneddoto in prova della buona fede che mettono i Curiali nelle loro ricerche. Il padre Graveson domenicano si scalda molto contro il Sarpi, perchè, secondo lui, incusò di eresia il celebre e sfortunato Bartolomeo Carranza arcivescovo di Toledo e domenicano egli pure. A chi ha letto la Storia della Inquisizione di