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capo xxviii. 301

fallibile che il primo debb’essere creduto di preferenza perchè era più a portata di avere esatte informazioni. Nel lungo suo soggiorno in Mantova potè avere veduto il carteggio originale negli archivi del duca; o se questo non avvenne, potè procurarselo da poi stante la prossimità di Mantova e Venezia, e le intime relazioni che passavano tra il duca e la Repubblica, e le amicizie che vi aveva Frà Paolo sia coi Serviti di Mantova sia con persone di quella corte.

Frà Paolo ricorda una missione secreta affidata dal cardinale Gonzaga presidente del Concilio al suo secretario Camillo Oliva: il Pallavicino la nega, e dice che quella missione fu affidata ad un altro e in tempo diverso. Ma è impossibile che il Sarpi abbia preso un così grossolano errore, egli che conobbe personalmente l’Oliva, e ne aveva sott’occhio le carte: tutto al più può essere che due fossero le missioni, l’una ignota al Sarpi, ed è di poca importanza, e l’altra al Pallavicino, ed importa assai più.

Quest’ultimo nega del paro il colloquio passato tra Lutero e Pietro Paolo Vergerio legato del papa in Germania, eppure la precisione con cui lo racconta il Sarpi mostra abbastanza che aveva in mano buone memorie sconosciute al Pallavicino; oltrechè quel colloquio è pienamente conforme alla condotta e al carattere del Vergerio. Infatti il gesuita non ebbe cognizione delle opere stampate da questo refrattario della comunione romana, notissime al Sarpi, che potè anco procacciarsi dalla Valtellina (dove il Vergerlo si trattenne più anni) i suoi mano-