Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/305


capo xxviii. 297

di Ventimiglia, agente del papa a Trento poi cardinale, e altri testimoni oculari e fedeli, confermano le cose medesime, e ne narrano di più scandalose: in ultimo Cosimo duca di Firenze, quel principe che se non era buono voleva almeno comparire divoto, che contava le ostie consumate nelle chiese in tempo di Pasqua per conoscere se l’eresia faceva progressi, che consegnava alla Inquisizione monsignor Carnesecchi, che faceva forare la lingua ai bestemmiatori; il parente del papa, il suo amico intrinseco, il suo fidato consigliere; Cosimo, dico, in una lettera confidenziale a papa Pio IV dice che il concilio di Trento fu di scandalo ai cristiani e di disonore al superiore.

L’assiduità dei preti e un lasso di tre secoli hanno coperto di un velo le magagne istoriche, e noi ci siamo avvezzati a vedere quella sinodo sotto un aspetto tutto religioso, come gli Dei mitologici la cui remota antichità dileguava l’origine umana; e tanto ci padroneggia quel pregiudizio, che a malo stento possiamo persuaderci come quell’atto memorabile e riputato di una inspirazione celeste, fosse l’effetto di moltiplicati raggiri e di una raffinata astuzia.

Quanto Frà Paolo è storico grave, giudizioso, indipendente da pregiudizi, libero da riguardi, alieno da affetti, e colla semplicità e schiettezza de’ suoi racconti si guadagna la nostra confidenza, altrettanto per titoli opposti ci tiene in sulla guardia il Pallavicino. Storico interessato e venale, non si vergogna di far pompa della sua parzialità; e dimentico del debito suo che è dire il vero senza ira o