Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/301


capo xxviii. 293

fermare la devozione. Val molto meglio una moltitudine di preti ancorchè mediocri, che pochi ma buoni. E per finirla, la religione, secondo il Pallavicino, non è che un materialismo di esercizi meccanici; la morale non è che una ipocrisia di atti esterni; e le conseguenze di ambidue non devono essere che la grandezza del papa e della sacra reggia, e l’utilità dei preti. Leggendo attentamente la sua Istoria si possono cavare più centinaia di siffatte bestemmie; eppure è l’autore ortodosso della Curia, egli, il temerario che taccia di ateismo Frà Paolo perchè non adorava il berrettino di San Tommaso.

Suolsi comunemente obbiettare che quanto il Pallavicino è adulatore di Roma altrettanto il Sarpi n’è il detrattore; il quale propende a favorire la causa dei protestanti, e troppo mal cela il suo astio maligno contro i pontefici, degenerante alcuna volta in tratti satirici e mordaci. A cui posso rispondere che quando uom scrive su certi argomenti può proprio dire col poeta, difficile est satyram non scribere. Non perciò deriva che quei motti pungenti contengano una falsità istorica. Per esempio, se fa dire ad un papa che anco le concubine dei preti appartengono al fôro della Chiesa, gli fa dire niente meno di quanto i canonisti della Curia hanno stabilito come una verità irrefragabile; se mette in bocca ad alcuni critici, che non sapevano comprendere come vi fossero sacramenti detestabili, è una conseguenza ovvia di una ridicola decisione dei Padri di Trento dove parlando dei matrimoni clandestini statuirono che sono veri sacramenti, ma che la Chiesa gli ha