Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/296

288 capo xxviii.

reri detti in pubblico, conservati dagli autori propri o da altri, e le lettere di avvisi da quella città scritte, non tralasciando fatica o diligenza; onde ho avuto grazia di veder sino qualche registri intieri di note e lettere di persone ch’ebbero gran parte in quei maneggi. Ora avendo tante cose raccolte che mi possono somministrar assai abbondante materia per la narrazione del progresso, vengo in risoluzione di ordinarla». Questo breve ed ingenuo preambolo ci manifesta lo storico di buona fede; ci dice quali furono le sue ricerche, ma non che abbia esaurita la materia, o che sarà infallibile. Quindi volendo che il lettore giudichi piuttosto dai fatti che dalle parole, non cerca di preoccuparlo anticipatamente in suo vantaggio.

Altra via segue il Pallavicino. Premettendo alla sua Istoria una introduzione lunga più di cento facciate tutte spese al fine di diffamare il Sarpi, invece di conciliarsi la confidenza, desta sospetto che, conscio dell’avversario che aveva a combattere, e dei pochi mezzi legittimi che potevano assicurargli la vittoria, ricorra a queste soperchierie onde preoccupare l’animo di chi legge e trarlo in inganno. Poco importa che Frà Paolo fosse papista o protestante o ateo in suo cuore, come si sforza di farci credere il gesuita; ma bene se la sua Istoria sia credibile; ed a impugnarne la veracità non giovano ingiurie o artifizi maligni, o declamazioni, bensì una coscienziosa narrazione per cui potendosi mettere l’uno coll’altro a confronto, possiamo vedere da qual lato sia il torto. Passa poi a dire che il Sarpi come seguace di nissuna religione, e nemico