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278 capo xxviii.


Solo dieci anni dopo la sua morte un Padre Nicolò Ricardi, Maestro del Sacro Palazzo, volle avventurarsi a confutarlo; ma dopo un quinquennio di studii adoperati a comporre una sua Sinopsi cui pubblicò nel 1637, quelle poche pagine non fecero altro che smentire le sue millanterie e confermare l’opinione che è più facile accagionare Frà Paolo che giudicarlo. Quel libretto soddisfò nemmeno i partigiani di Roma.

Lo seguì da presso Felice Contelori archivista del Vaticano, ma non fece che raccogliere materiali. Non parlo di un Scipione Enrici e di un Filippo Quorli la cui fiacca rinomanza è dovuta più che al merito de’ loro scritti, all’audacia di avere voluto attaccare Frà Paolo. La fama di un grand’uomo è tanta che riverbera persino sui miserabili che osano contaminarla.

Più dotto di loro fu il gesuita Terenzio Alciato, romano, che ebbe incumbenza espressa da papa Urbano VIII di attendere ad una seria confutazione dell’istoria sarpiana, e meta delle sue fatiche fu la promessa di un cappello cardinalizio. A tal fine gli furono aperti gli archivi del Vaticano, di Castel Sant’Angelo e di casa Barberina, paterna del pontefice; ma l’Alciato, malgrado il suo zelo e il lavoro di molti anni, non fece che raccogliere e disporre per ordine molti materiali. Credesi che sua intenzione fosse di scrivere un’istoria; ma da quello che ho potuto raccogliere pare piuttosto che mirasse a formare una collezione di atti, che risultasse in piena opposizione coll’Istoria del Sarpi. Seguendo questo disegno, restava in suo arbitrio di scegliere