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264 capo xxvii.

lezione degli atti conciliari di Feiner, indi quella di Gillot, gli venne in mente nel 1608, di farne una più ampia; ma crescendogli ogni giorno per propria ed altrui diligenza i materiali in mano, pare che pensasse qualche commentario istorico-critico; e tale debbe essere stato quello spedito al Foscarini, e l’altro di cui parla nelle lettere al Groslot e di cui fa anco un cenno oscuro, chiamandolo appunto Commentario, in una al Leschassier; e tal pure debbe essere stata l’istoria del concilio tridentino portata in Inghilterra da Guglielmo Bedell nel 1611, seppure è vero che ne portasse una. Infine o per pensiero nato in lui o suggeritogli dagli amici, avendo tante cose raccolte, come egli dice, da potergli somministrare abbondante materia per una piena narrazione, fece risolvimento di ordinarla; e ciò, ripeto, non potè essere prima del 1612.

E poichè dovette essere compiuta nel 1615 quando giunse a Venezia il de Dominis, pare a prima vista difficile come un’istoria di tanta lena e che esigeva tante ricerche e serie così svariata di cognizioni potesse essere incominciata e finita nel corto spazio di tre o quattro anni; ma conviene ricordarsi che quantunque distesa in così breve giro, era nondimeno il frutto di quaranta e più anni di meditazioni. Come abbiamo veduto, Frà Paolo leggeva moltissimo, e quasi diffidasse della sua memoria, comechè prodigiosa, teneva nota di tutto. Altronde essendo egli già profondo nell’istoria ed antichità ecclesiastica, nella teologia e nella giurisprudenza canonica, dopo avere bene digesto l’argomento su cui già da sì lungo tempo meditava, e