Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/252

244 capo xxvi.

del Sarpi lo facesse riguardare come il solo atto a lavoro di tanto momento: fatto è che non andò guari a scoprirsi che il pseudonimo Pietro Soave Polano era niente altro che l’anagramma di Paolo Sarpi Veneto. La corte di Roma restò sbalordita a colpo così nuovo e terribile, e in mancanza di altro riparo, fece staggire dall’Inquisizione quanti esemplari le cadevano in mano, e metter l’opera all’Indice de’ libri proibiti con decreto del 22 novembre 1619.

Fu molta controversia tra i letterati se Frà Paolo abbia avuto mano alla stampa del suo libro, o se sia stata eseguita alla sua insaputa e per un abuso di confidenza dal de Dominis. Una lettera fra quelle di Traiano Boccalini pubblicate da Gregorio Leti (la terza) afferma pel primo parere, e molti aderirono alla testimonianza di un contemporaneo ed amico del Sarpi. Ma a patto niuno quella lettera può essere del Boccalini, perchè contiene un minuto ragguaglio della vita e costumi del de Dominis, della sua fuga in Inghilterra, del suo ritorno a Roma e della sua morte: de Dominis passò in Inghilterra nel 1617 e morì a Roma nel 1624, laddove il Boccalini era già morto in Venezia nel 1613. Non può essere neppure di persona bene informata e contemporanea, perchè quella vita dello Spalatro è un pretto romanzo, e un romanzo, siccome io credo, tutto d’invenzione di Gregorio Leti scritto al proposito di stafilare i costumi della corte di Roma, senza farsi scrupolo delle falsità e degli anacronismi.