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236 capo xxv.

farsi re di Napoli. La cospirazione de’ mercenari accadde nel 1618, e all’Ossuna non venne in pensiero di ribellarsi al re di Spagna se non nel 1619; e Venezia, anzi che vi avesse parte, alle prime aperture che le furono fatte mandò ordine al suo residente di Napoli che non se ne impicciasse.

La precipitazione con cui adoperò il governo veneto non gli permise di venire in chiaro che cosa fosse precisamente quella congiura, e benchè convinto in sè stesso che Ossuna, Bedmar e Bruslard vi avevano più o meno parte, gli mancavano i documenti per poterlo provare al mondo. Intanto il supplizio notturno di cinque o sei miserabili, i loro cardaveri appesi per un piede al patibolo e col volto coperto di drappo nero, indizi a’ spettatori ch’erano rei di alto tradimento, il supplizio irregolare di due altri, la morte insomma di sette od otto persone al più, fu dalla fama e dallo spavento, accresciuti dal misterioso silenzio del governo, convertita in più centinaia di strozzati nelle carceri, affogati nei canali, o periti per mano sicaria, e ciascuno interpretò quell’occulto avvenimento a norma delle sue inclinazioni. Una congiura più audace che probabile, di pochi venturieri, fu trasformata in una macchinazione estesa, dove la parte principale l’avevano personaggi grandi. Chi vi credeva e chi non vi credeva; chi incolpava la Spagna d’ambizione sfrenata e crudele, e chi Venezia di artifizio atroce per far odiosa la Spagna.

A mettere in piena luce il vero, il Collegio, nel mese di novembre, chiamati i due consultori di Stato Frà Paolo Sarpi e cavaliere Servilio Treo, mostrò