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234 capo xxv.

Leone Bruslart, e sospettava anco di Giacomo Pierre, sopra il quale erano pervenuti al Senato anonimi avvisi che era emissario del vicerè. Ora spalancandosi innanzi il pericolo di quella congiura, scopo di cui era niente meno che lo sterminio della Repubblica, gli spiriti occupati dal terrore non diedero più luogo alla prudenza. Non pensavano che i concerti erano ancora in aria che nulla era determinato, che Giacomo e Langraud erano già partiti da alcuni giorni sull’armata, nè potevano senza diserzione e senza essere scorti tornare a Venezia; che altri de’ congiurati partivano a nuovi concerti per Napoli; ed altri si disperdevano qua e là; ma solo si affissarono all’idea dell’associazione di tanti venturieri spalleggiati da persone così potenti, e parve che fossero imminenti i precipizi. Accresceva la iattura d’animo l’ingegno sedizioso de’ soldati olandesi, i quali per dividere, il Senato ne aveva mandate pochi giorni innanzi tre compagnie a Verona; e la scoperta di un tentativo del presidio di Murano per dare quella fortezza agli Spagnuoli, e gli avvisi ricevuti di alcuni assalti da Napoli sulle coste dell’Istria, e di vascelli e soldati dell’Ossuna che dovevano sbarcare a Trieste. Messe insieme tutte queste cose, avvisarono che la congiura fosse al suo compimento, che avesse fili estesi ed appoggi formidabili, e che non essendovi un minuto da perdere, le deliberazioni più precipitose sarebbero state appena sufficienti a salvare lo Stato.

Il Consiglio dei Dieci si adunò frettolosamente a’ 12 di marzo del 1618, e dopo lette le denuncie, le informazioni, e le cose udite dall’esploratore,