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232 capo xxv.

rono il loro disegno con altri mercenari; e trovatili conformi, si voltarono all’Ossuna promettendogli Venezia semprechè gli sovvenisse di navilio, uomini e danari. Il vicerè accettò il progetto, diede danari per sedurre gli Olandesi nel lazzaretto, promise il navillo e i soldati; gli incoraggì a continuare l’impresa, e che lo avvisassero quando fosse bene apparecchiata. Il Bedmar anch’egli vi si prestava e si tenevano spessi convegni in sua casa, pel mezzo di un Bruillard suo confidente; ma egli si conduceva con tanta destrezza e artifizio che ove la congiura svanisse o fosse scoperta, non potesse esserne a patto niuno sospettato. Si hanno anco indizi che Leone Brulart, quel divoto che trattava Frà Paolo da ipocrita, ne fosse consapevole.

Intanto Giacomo Pierre esaminava le lagune, ne misurava i fondi, vedeva i luoghi dove potesse approdare e la qualità de’ navili che sarebbe abbisognato per ciò. Poi scorreva inosservatamente, e a modo di passeggiata oziosa, la città notando i posti che conveniva prendere e dove fortificarsi: l’arsenale, la zecca, la piazza di San Marco, il Palazzo, le Procuratie erano i primi. Saliva sul campanile di San Marco per osservare meglio il teatro de’ suoi disegni, e di là girava l’occhio su tutta la sottostante città, sulle lagune, i castelli ed i porti; ma vario ed indeciso mutava ad ogni momento progetti, e pur non pertanto seguitava a scriver lettere e a spedir messi al duca di Ossuna per eccitarlo alla spedizione delle navi e degli uomini bisognevoli. Sbarcare all’improvviso, far saltare in aria l’arsenale, incendiare con fuochi artificiali l’armata, as-