Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/23


capo xviii. 15

altro perchè Frà Paolo non potesse dir più che la tolleranza del papa era diventata un diritto nei secolari. Ma Frà Paolo se ne rideva, dicendo: Bella libertà da preti quella che tende a profanazione della Chiesa!

Nella quaresima del 1609 Frà Fulgenzio servita predicò con grande applauso e concorso meraviglioso, contandosi fino 60 patrizi in una volta; e perchè omesse le dispute dogmatiche e i racconti di leggenda che per un mal vezzo o per ignoranza od avarizia de’ predicatori volgari comunemente si usa, trattava in spezial modo la morale, e puntava forte sugli insegnamenti della Scrittura, il nunzio se ne dolse, dicendo che quel frate era infetto di eresia e voleva che fosse impedito. Anco il papa querelandosi coll’ambasciatore veneto disse che stare attaccato alla Scrittura è lo stesso che diventare eretico.

Frammezzo a questi piccioli avvenimenti e a questi sdegni reciproci la vita del Consultore, nel marzo del 1609, corse un nuovo pericolo. Alcuni frati del suo Ordine furono i macchinatori. Sorpreso il carteggio e portato a Frà Paolo, ei voleva sì per propria mansuetudine e sì per decoro di religione che un tanto atroce proponimento fosse messo a tacere. Ma Frà Fulgenzio, compreso nello stesso pericolo, o che almeno lo supponeva, non ebbe tanta pazienza e portò le carte agli Inquisitori di Stato. Se dobbiamo credere a lui, erano implicati nella congiura il papa, il cardinale Borghese, il generale dei Serviti, e più altri prelati e cardinali. Per il papa non è verosimile, ma può ben essere che gli altri ed anco il cardinal nipote, dico il Borghese, spendes-