Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/228

220 capo xxiv.

dei gesuiti e degli altri frati. Cambiata da costoro la questione fisica et astronomica in teologica, prevedo con mio massimo dispiacere che per vivere in pace e senza la nota di eretico e di scomunicato dovrà ritrattare i suoi sentimenti in tal proposito. Verrà però il giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini da studi migliori rischiarati deploreranno la disgrazia del Galileo e l’ingiustizia usata a sì grand’uomo; ma intanto egli dovrà soffrirla, e non lagnarsene che in secreto». Questo pezzo ritrae molto delle maniere di Frà Paolo e non ho dubbio che non sia suo, ma il Grisellini deve avervi fatte alcune manipolazioni, massime nei due ultimi periodetti, per dargli un tuono più enfatico, tuono che non mai si trova negli scritti del Consultore. Ritenendo nondimeno che la sustanza sia di Frà Paolo, si vede con quanta acutezza abbia egli prevedute le disgrazie che più anni dopo sopravennero al suo amico, e che gli fece increscere di avere abbandonata l’università di Padova, dove l’Inquisizione non avrebbe potuto allungare le infernali sue unghie sopra di lui, per siedere in quella di Pisa dove i gran-duchi di Toscana troppo debolmente lo protessero.

Come ho detto, essendosi perduto il carteggio di questi due grandi uomini non possiamo dire fino a qual punto Frà Paolo abbia contribuito ai progressi dell’astronomia. Quanto alle matematiche pure, egli stesso ci dice che la moltiplicità delle faccende, e più ancora la morte di Marino Ghetaldi che lo stimolava, avevano alquanto rallentato del