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capo xxiv. 219

di render vanto a sè stesso danno credito a ciò che narra Frà Fulgenzio, che essendo stato portato un canocchiale a Venezia chiuso dal geloso venditore in una cassetta, e pel quale domandava mille zecchini, la Signoria chiese il Sarpi del suo giudizio sull’uso che poteva farsene ma egli senza veder l’istrumento e solo udendo narrarne gli effetti, ne immaginò l’artifizio; indi conferitone col Galileo, questi gli dichiarò che aveva colto nel segno. Dal che apparirebbe che la costruzione del primo telescopio fu ideata dal Sarpi, e presa e condotta a fine da ambidue insieme; e che i consigli del frate veneziano abbiano giovato al Fiorentino per indi perfezionarla. Amico intrinseco del grande astronomo, dal quale era onorato e chiamato maestro suo, parteggiò con lui subito che mise in voga e cominciò ad insegnare nella università di Padova il sistema di Capernico.

Grisellini riferisce un frammento ch’e’ dice cavato dalle schede di Frà Paolo e che allude alla gita del Galileo a Roma, quando nel 1611 fu invitato da quella Corte a portarsi colà e mostrare co’ suoi telescopi le nuove maraviglie da lui scoperte nel cielo; ed è il seguente: «Ora che per avviso dell’illustris. e chiaris. senatore misser Domenico Molino intendo che mister Galileo Galilei è per trasferirsi a Roma, là invitato da varii cardinali a fare mostra di suoi inventi nel cielo, io temo che se in tale circostanza egli metta in vista le dotte ragioni che lo portano ad anteporre circa il nostro sistema solare la teoria de canonico Copernico, non incontrerà nel genio