Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/226

218 capo xxiv.

schassier un saggio di selenografia, o carta lunare, di cui fu trovata copia fra le sue schede colla data del 1610: «Dove, dice il Grisellini, miravansi locate nei propri siti, con plausibile proporzione, moltissime delle piccole oltre delle grandi macchie, le quali poi dall’Evelio e dal Riccioli furono per analogia appellate Pontus Euxinus, Mare Mediterraneum, Cholchis ecc.». Dal che risulta il Sarpi essere stato il primo a immaginare le tavole selenografiche. Certo è che delle scienze astronomiche e dei nuovi fenomeni che presentava l’invenzione del telescopio il Consultore si dilettava moltissimo ed egli stesso ci fa sapere che andava spesse volte a Padova a far visita al Galileo e trattenersi con lui di dotte cose.

Fu due anni innanzi che il caso aveva fatto trovare ad un Olandese il canocchiale, e che la scoperta di questo istromento divulgatasi per l’Europa suggerì al Galileo l’invenzione del telescopio. «Quando io era giovane, scrive Frà Paolo parlando del canocchiale, pensai ad una tal cosa e mi passò per mente che un occhial fatto di figura di parabola potesse far tal effetto. Avevo ragioni e dimostrazione, ma perchè queste sono astratte e non mettono in conto la repugnanza della materia, sentivo qualche opposizione. Per questo non mi son molto inclinato all’opera, e questa sarebbe stata faticosa, onde nè confirmai, nè reprobai il pensier mio con l’esperienza. Non so se forse quell’artefice (intende l’Olandese) abbia riscontrato col mio pensiero». Queste poche parole sfuggito ad uomo tanto modesto e così avaro