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206 capo xxiii.

a Dio con numerosi sacrifizi umani, giaceva in Venezia inglorioso senza neppure il vanto di aver fatto abbruciare un solo eretico; quindi cercarono di allargarsi, massime nelle provincie, ma dal vigile governo furono sempre repressi. Dopo l’interdetto il Sant’Offizio, stimolato secretamente dal papa e dalla Curia, insorse con atti d’arbitrio; e pretendendo casi straordinari o eccezioni non contemplate nei concordati tentò di emanciparsi dalla soggezione secolare, in ispecie per l’esarne del libri, attribuito dai papi alla Inquisizione dopo il concilio di Trento.

L’Indice dei libri proibiti fu ignoto alla Chiesa per più di 15 secoli. È vero che nel 494 papa Gelasio in un concilio tenuto a Roma fece un elenco di libri, de’ quali alcuni dichiarò falsi e da rigettarsi, e altri viziati sì ma non perciò del tutto inutili e da potersi tuttavia leggere; ma primo, quel concilio non si attribuì alcuna autorità coercitiva, la quale solo appartiene alla potestà civile; in secondo luogo quell’elenco non annumerava se non se libri che riguardavano essenzialmente la religione quali erano libri sacri apocrifi, atti favolosi di martiri, leggende di santi o false o guaste da falsità; e quantunque abbondassero i libri degli eretici e quelli dei pagani contro il cristianesimo, nissuno ne conta l’elenco di Gelasio. Questa libertà continuò nella Chiesa nei secoli seguenti, finchè l’invenzione della stampa e la riformazione di Lutero mutarono le condizioni della Santa Sede.

Gli scolastici nei secoli di mezzo volendo raffazzonare il cristianesimo sul modello della filosofia di Aristotele, si perdettero in un mare di metafisiche