Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/213


capo xxiii. 205

santo, sì che egli si ebbe a ricompensa un posto distinto in paradiso, e all’Ordine dei domenicani da lui fondato fu quasi esclusivamente affidata la carica inquisitoriale; dico quasi, perchè anco i francescani vi ebbero la loro parte.

La taccia di eretici data ai ribelli di Santa Chiesa era così efficace che un tribunale tanto mostruoso e offensivo l’autorità dei vescovi da cui era indipendente, e quella della potestà laica su cui si arrogava giurisdizione, potè in pochi anni stabilirsi in quasi tutta l’Europa, e radicarsi in tal guisa che vi vollero gli sforzi di più secoli prima di estirparlo; anzi una immagine dura tuttavia a memoria del passato e a spavento, se l’occasione sarà propizia, dell’avvenire.

In Venezia malgrado lo sforzo dei papi non potè mai introdursi prima del 1289, per opera di Nicolò IV; ma con tali strettezze che era tolto agli inquisitori ogni arbitrio e l’autorità resa angusta. Imperocchè fu pattuito che nel Sant’Offizio siedessero coi frati due magistrati laici, senza i quali ogni atto fosse nullo; gli ecclesiastici non potessero informare che delle cose puramente e rigorosamente attinenti al dogma; le sentenze fossero approvate dall’autorità secolare; fossero esenti dal Sant’Offizio gli Ebrei e i Greci, i magistrati, il Senato, il doge; non potesse inquisire contro gli assenti; a lui non si appartenessero i delitti di bestemmia, di maleficio, di sacrilegio; l’ignoranza invincibile non fosse colpa, e la semplice ritrattazione si ricevesse per emenda, non piacevano ai frati queste restrizioni, imperocchè mentre il Sant’Offizio altrove si rendeva grato