Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/197


capo xxii. 189


Presso al generale vi era un consiglio di cinque assistenti, scelti ordinariamente fra i professi, ciascuno de’ quali aveva il suo dipartimento a parte, cioè Italia e Sicilia; Francia; Germania, Spagna, Portogallo ed Indie: e quantunque il generale avesse l’obbligo di consultarli nei più gravi affari, ei poteva cionondimeno farne senza, non mostrar loro le lettere a lui dirette particolarmente, o consultarsi con altri fuori di loro, o dopo di averli consultati seguire un parere contrario. Avevano la facoltà di accusare il generale se non soddisfaceva agli interessi della Compagnia ed anco di deporlo provvisoriamente finchè fosse giudicato dalla congregazione; ma era una facoltà illusoria, primamente perchè per venire a quell’atto erano necessarie assai formalità, e poteva tornare pericoloso a chi lo tentava; in secondo luogo il generale con minori formalità poteva egli stesso deporre e processare gli assistenti; ed in ultimo quantunque egli dovessero essere eletti dalla congregazione generale, questa convocandosi raramente e quasi sempre ad arbitrio del preposto, se accadeva che nel fratempo mancasse uno degli assistenti, il generale aveva autorità di nominargli il successore, il quale doveva poi essere approvato per lettera della maggioranza de’ provinciali, che non si rifiutavano mai per non perdere il loro posto. Così che si può dire che anco gli assistenti erano creature del generale, e meglio istromenti che contrappeso del suo dispotismo.

Questa società secreta, illustre per uomini grandi e famosa per avere travagliato 230 anni la Chiesa e lo Stato, fu a richiesta di tutta l’Europa soppressa