Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/182

174 capo xxii.


Nata nel 1540 quando la libertà di assai stati dell’Europa cadeva sotto i colpi vibratile da Carlo V, la Compagnia di Gesù non rappresentava come i monaci uno stato feudale, non una democrazia come i Mendicanti, ma una monarchia assoluta e ambiziosa qual era quella a cui aspirava il prefato imperatore. Un capo a vita detto il preposito generale, che fissava la sua residenza in Roma era l’autorità suprema dalla quale emanavano tutte le autorità subalterne; e benchè la Società in genere si fosse riservato quello che si direbbe il potere legislativo, essa era rappresentata in così picciol numero che la volontà del generale tornava onnipotente, molto più che i rappresentanti medesimi erano la maggior parte creati da lui, ed era indispensabile il suo assenso alla sanzione delle leggi, e le assemblee non avevano tempi periodici per convocarsi, ma dipendevano dall’arbitrio del capo.

Il nome di Compagnia le fu dato dal suo fondatore, Ignazio di Lojola, il quale essendo prima soldato intese d’instituire una compagnia di milizie in onore della Madonna e di suo figlio. Era ripartita in province, ciascuna delle quali abbracciava spazi vastissimi, come sarebbe la provincia d’Italia, di Francia, di Germania, di Spagna, delle Indie; ed ognuna aveva il suo preposito provinciale eletto dispoticamente dal generale. Le province si suddividevano in case professe e in collegi: nelle prime abitavano quelli che avevano professato i voti solenni, che erano i veri gesuiti; i collegi erano i loro instituti di educazione, appendice de’ quali venivano le case di probazione o conventi de’ novizi.