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capo xxii. 173

tatto. A tanto raffinamento di voluttà Sant’Ilarione stesso si lasceria sedurre.

Essendochè i gesuiti, come prescrivono le Costituzioni loro, non possano avere opinioni particolari, ma tutti debbano pensare in modo conforme; e debba ciascuno volere e sentire ciò che vuole e sente il loro superiore: ne viene per seguito che le cose narrate siano la precisa dottrina della Società; molto più che la trovi insegnata concordemente e costantemente dai più celebri loro casuisti, approvata dai teologi deputati all’esame dei libri della Compagnia, dai loro provinciali e dai loro preposti generali per le mani di cui passavano tutti i libri da stamparsi acciocchè, dicono le Costituzioni non escano al pubblico se non se opere degne di edificarlo. E bisogna bene che sia una dottrina edificante, perchè la corte di Roma non la condannò mai; nè la condannerà, diceva Frà Paolo, essendo i gesuiti un secreto del suo impero, anzi il sommo e il massimo, col quale si leva di mezzo quelli che palesemente ardiscono di non adorarlo, e tiene in officio quelli che l’ardirebbono se non temessero.

Colgo l’occasione per dire alcuna cosa del loro instituto, modello di società secreta; imperocchè niente fu mai pensato di più sottile e più scaltro per ridurre l’uomo ad un pezzo di macchina che fa nulla per sè, ma segue il movimento del meccanismo generale, e ricevendo l’impulso da un pezzo lo inferisce in un altro, e tutti insieme per vario lavoro concorrono allo scopo che si è prefisso l’artefice.