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già riferito la variante; altra ei ne cita colla data 13 aprile 1611, nel mio esemplare è invece degli 8 giugno 1610, e confermano questa data i successi politici di cui ivi si parla. La data erronea è prova che il Pallavicino non ebbe l’originale, ma una copia. Cita una lettera latina senza data: questa omissione è sicuramente da imputarsi al copista; nel mio manoscritto ha la data 17 agosto 1610. Le altre che nomina nelle Lettere prefazie sono identiche colle stampate poi a Ginevra, e il cardinale confessa che gli furono trasmesse di Francia, e non accenna chi gliele cavasse dall’autografo, e confrontando i frammenti suoi colle ginevrine si riscontrano ivi pure differenze di rilievo.

Frà Paolo aveva relazioni e corrispondenze a Roma, a Napoli, in Sicilia, in tutti i paesi dove erano ambasciatori o residenti della Repubblica, e in Francia, in Olanda, in Germania, in Inghilterra, fino in Spagna e fino nelle regioni barbare della Turchia: le sue lettere versano sopra oggetti famigliari, novità politiche o letterarie, critica, storia, jus civile e canonico, teologia, scienze, lettere, arti, a cui sapeva a tempo innestare aneddoti curiosi che toccano oggetti storici, caratteri di grandi personaggi, facezie e motti piccanti. Delle più desiderate, dico le scientifiche, appena ne rimane alcuna: tutte le altre andarono disperse, ma più ci duole per quelle scritte al gran Galileo.

Il catalogo degli amici e corrispondenti suoi sarebbe lunghissimo; pure è merito dell’opera di far conoscere i principali. In Venezia quanto vi era di illustre per sapere, per pratica di negozi e per buo-