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142 capo xxi.

di Frà Paolo. Qualunque uomo spassionato e di mezzana critica avrebbe ragionato così: delle sue lettere nissuno ha veduto gli originali, le copie sono evidentemente adulterate e prodotte da gente che ci avevano passione sopra; sono adunque testimoni sospetti. Ma altri invece, acciecati appunto da quella passione, rigettano un testimonio che parla contro di loro perchè è dubbio o parziale; e ne accettano un altro che torna in loro vantaggio, quantunque dubbio o parziale.

Oltre all’accennate si hanno del Sarpi assai altre lettere latine; ma a stampa quelle solamente, e non tutte, a Girolamo Gillot e a Giacomo Leschassier, e due ad Isacco Casaubono: restano inedite alcune di queste, e tutte le indirizzate a Filippo Duplessis Mornay, e forse più altre ignote a’ bibliofili. Queste latine versano tutte su materie canoniche, e di preferenza sulle beneficiali. Sono brevi, erudite, piene di critica e di assai dilettevole e proficua lettura. Lo stile è puro, vibrato, sentenzioso al solito e pieno di brio e di naturalezza. Malgrado la semplicità e alcuni vocaboli nuovi, indotti o dalla scienza che tratta o per bisogno di stile famigliare e necessario, vi si vede una profonda cognizione della lingua del Lazio e delle sue bellezze, e somma facilità nel maneggiarla e farla piegare ad ogni argomento. E convien credere che il cardinal Pallavicino non le avesse mai lette, o supporre in lui una buona dose d’impertinenza, se osò dire che Frà Paolo era poco intendente di latino.

Neppure queste lettere sono immuni da mutilazioni e interpolazioni, e tra le stampate può il let-