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138 capo xxi.

avervi la sua parte, interpolando parole, adulterando frasi, attribuendo allo scrittore maniere affatto non sue onde farlo apparire sempre più protestante, e furono osservate così poco le convenienze che gli fecero dire persino delle assurdità. Per esempio in due luoghi si fa dire a Frà Paolo che desiderava predicatori protestanti in Venezia, perchè colle prediche loro avrebbono potuto illuminare il popolo; e meglio ancora se fossero Grigioni, perocchè questi fanno l’esercizio in lingua italiana. È incredibile che il Consultore scrivesse tai cose, e ho già detto che il culto pubblico era in Venezia vietato agli eterodossi. E quando così non fosse, quai lumi poteva mai trarre il popolo da ministri francesi o tedeschi che predicavano in una lingua da lui non intesa?

Quanto a’ Grigioni, è ben vero che vi sono in quel paese alcune borgate, che faranno complessivamente 5000 anime circa, dove si parla la lingua italiana e si osserva la religione riformata; ma di che sussidio potevano essere i pochi di costoro che vivevano in Venezia, poveri, senza letteratura, artigiani la maggior parte, e che si portavano in quella città coll’unico fine di esercitare la loro industria? Frà Paolo non poteva ignorare che la maggior parte dei Grigioni italiani erano non pure cattolici ma superstiziosi, come sono anco adesso; e che il grosso dei riformati si componeva di Tedeschi o di Romanzi, i quali ultimi parlano un idioma che molto si avvicina all’italico, ma che senza studio non è sì facile intenderlo.