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capo xxi. 137


Ha già veduto il lettore che per motivi diversi gli scrittori della Curia hanno cercato di far apparire Frà Paolo un protestante, sperando con questo di scemar forza alle verità da lui insegnate, laddove i protestanti fecero sforzi anch’essi per provare che Frà Paolo cattolico approvava le opinioni loro; perocchè questo sommo teologo essendo in altissima considerazione per dottrina e santità di vita appo tutte le persone dotte e spregiudicate della comunione romana, i protestanti speravano colla sua autorità di scemare le prevenzioni a loro sfavore e ingrandire la propria fazione: e fu con questa mira che nel 1673 pubblicossi a Ginevra, con falsa data di Verona, una raccolta di lettere italiane del Sarpi, scritte la maggior parte a Gerolamo Groslot signore dell’Isle. Giovanni Alberto Portner magistrato di Argentina se n’era procurato un’esemplare, cui mandò al libraio Chovet di Ginevra. Ma sgraziatamente quegli che ne trascrisse la copia v’introdusse sconcezze enormi o perchè non intendesse la lingua italiana, o che alcune fossero scritte in cifra, o che l’autografo fosse guasto dal tempo e da incuria; quindi omise parole e frasi e nomi propri, ed anco periodi; ammassò frammenti di varie lettere in una sola, scompose, disordinò, fece insomma una mostruosa congerie, talvolta insipida, non di rado inintelligibile; e come se tanta salva di spropositi fosse ancora poco, altri innumerevoli ne aggiunse l’ignoranza dello stampatore imperito esso pure di lingua italiana, talchè dispera il più paziente filologo che volesse ridurre quelle lettere ad una ragionevole lezione. A coronar l’opera la malizia volle anch’essa