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136 capo xxi.

desiderii. Ecco il brano quale vien recitato dal cardinal Pallavicino. «L’ambasciator nuovo per costì (il Giustiniani) è uomo di molta capacità, prudente e savio, ma papista; e non per ignoranza, ma per elezione, onde merita tanto più esser guardato. Frà Paolo ha con lui corrispondenza pubblica, ma in secreto confidenza nissuna. Egli procurerà aver conversazione con Casaubono, con il signor C. (Castrino), i quali faranno bene aver pratica sua, ma con cauzione». In un esemplare ch’io possiedo, e tratto da antico codice, la cosa sta semplicemente in questi termini: «L’ambasciator nuovo per costì è uomo di molta capacità onde merita tanto più esser guardato ecc.» E per conoscere a quante alterazioni andarono soggette le lettere del Sarpi, e come ciascun partito abbia cercato di aggiustarle allo scopo suo, la sopraddetta lettera sconcia e mutilata orribilmente si legge pure fra quelle stampate a Ginevra, ed è la CXX. Il passo recitato sta come viene prodotto dal Pallavicini, con questa notabile diversità: «Egli procurerà aver conversazione con protestanti, con Casaubono e con il signor ** quali ecc.» Il mio esemplare a vece di protestanti ha letterati che non pure muta il sentimento, ma, come ognun vede, ne produce uno più regolare. Il testo del Pallavicino ha nè l’uno nè l’altro vocabolo.

Poichè l’ordine del discorso mi ha condotto a nominare le lettere ginevrine, ragion vuole ch’io mi estenda alquanto più sull’argomento, stante che sia il corpo del delitto su cui la turba dei Curiali fabbricò alla memoria di Frà Paolo il processo di eresia.