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capo xxi. 127

sendosi Iddio spiegato abbastanza chiaro, si apparteneva ad un uomo suo vicario a correggerne le oscurità e a interpretarle.

Se lo spirito umano, confidandosi interamente nelle sollecitudini dei preti, si fosse appagato di una pia ignoranza, il mondo europeo non avrebbe forse fatto tanti progressi verso uno incivilimento pieno di ansietà e di pericoli, ma godrebbe di quella passiva quiete di cui godono i popoli del Tibet sotto il paterno scettro del gran Lama, un altro divino antropomorfo simile al nostro papa. O se i novatori del secolo XVI si fossero contentati di versare su questioni speculative, sarebbe stata una guerra di penne fra i teologi, incominciata e finita in loro. La Santità di papa Alessandro VI, benchè proibisse la lettura del Corano, era molto inclinato alla religione di Maometto, come lo provano i suoi costumi e le sue lettere: ciò non era incompatibile colle qualità di un vicario di Cristo. Prima di Lutero l’ateismo pratico era la religione della corte di Roma e de’ più gran principi e de’ più begl’ingegni della Italia: ma questo era un errore invincibile, tollerato perchè riconosceva come indisputabili le prerogative della Santa romana Corte. Per converso i prefati novatori movendo guerra al purgatorio, alle indulgenze, alle dispense, all’ordine gerarchico, e sopratutto alla potestà del pontefice e ai beni del clero, punti sostanziali della fede, tutte le parti interessate si trovarono in obbligo di perseguitarli come ladroni che vogliono rubare i tesori del santuario.