Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/127


capo xx. 119

gio per farla conoscere; chè nulla è tanto pericoloso quanto predicare una verità contraria a pregiudizi di religione radicati da molto tempo, e al patrocinio di cui sono molti gli interessati. Posto ciò, non farà più stupore che il trattato delle Immunità delle chiese sia stato a Roma dannato di eresia e registrato nell’Indice. Era un nuovo colpo recato alla potestà ecclesiastica.

Ma un eguale giudizio non ne fecero le persone sensate: il dotto pubblicista Ugone Grozio chiamò quel Trattato grande, e il Frickelburgio che lo tradusse in latino col titolo De jure asylorum, lo giudicò meritamente il più bello e più compiuto manuale che i giureconsulti desiderare potessero; il Senato di Milano lo fece aggiustare alla pratica di quel ducato, lo stesso fecero altri stati d’Italia e di Germania: il libro ebbe la più gran voga, portò frutti benefici: ora le chiese sono luoghi di adorarazione, non asilo de’ malfattori.

Benchè cessato il motivo per cui fu scritto, è nondimeno curiosissimo ancora a leggersi, perocchè fa conoscere alcune circostanze della società e delle leggi di quel tempo.

L’originale italiano è poco conosciuto benchè stampato nella collezione di opere del nostro autore fatta a Verona e a Napoli, dove per idiotaggine degli autori fu posta come cosa diversa dalla traduzione latina qui sopra nominata. In alcune cose è infatti diversa, perchè il Frickelburgio la eseguì sopra un esemplare di Milano dove erano state introdotte alcune variazioni convenienti alla diversa località, e omessi alcuni paragrafi. Il che ha tratto in inganno