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capo xx. 117

insolente andando dietro alla Corte gridava accorr’uomo che il Provveditore era scomunicato. I Decemviri mandarono per lui, e lo fecero portare in prigione. Nacque allora alterco col nunzio che pretendeva violata l’immunità de’ luoghi sacri e vi aggiungeva causa di sacrilegio perchè il Provveditore aveva toccato il sacramento, cosa che non possono fare i laici: non si accorgendo della contradizione essendo che il sacrilego doveva essere il frate, mentre il magistrato aveva operato per legittima necessità: tanto è difficile ai teologi di fare un buono argomento.

Chiesto il Consultore su ciò che fosse da farsi, diede il suo parere in una breve scrittura; indi a miglior norma di altre contingenze compose una piena trattazione delle Immunità delle chiese seguendo precipuamente le pratiche della giurisprudenza romana. Comechè non formi che un discorso continuo e senza alcuna divisione di libri e di capi, esso naturalmente si divide in due parti, e si potrebbe anco suddividerlo in capi o paragrafi. La prima parte o libro espone l’istoria canonica del diritto di asilo e come fu introdotto fra i cristiani, e le leggi imperiali che lo hanno ammesso o circoscritto, e come quelle leggi furono intese o meglio sconvolte da’ canonisti, e con quale principio si dovrebbono intendere. Posti questi fondamenti istorico-legali, passa nel secondo libro ad esaminare quali, secondo le massime de’ canonisti, sono i luoghi sacri che assicurino dalla giustizia, quali le persone o i misfatti che possono trovarvi sicurezza, e per quale modo si possono di quinci estraere. Tocca poi