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114 capo xx.


Tra i cardinali del secolo XVI era povero quello che aveva meno di 10, o 12 mila scudi di rendita. Ricevevano dalla Camera apostolica una pensione di quattro mila scudi per quello che nel linguaggio di Corte si chiama il piatto de’ cardinali, Si vede che quei porporati volevano mangiar tanto quanto avevano digiunato Cristo e gli apostoli. La mensa di Pio VI costava 100 scudi al giorno, e i divoti Fiorentini furono scandalizzati, quando, quel pontefice dimorando nella Certosa di Firenze, si accorsero che egli e la sua Corte mangiavano di grasso il venerdì e quattro tempi.

Nel raccontare in compendio la storia dei beneficii ecclesiastici, ho dato una sufficiente analisi di quella scritta da Frà Paolo; lodata da monsignor Ricci vescovo di Pistoia con le seguenti parole: «Questo celebre scrittore ricorrendo alle fonti dei Santi Padri e dei concili antichi purgò la Chiesa da quelle sozzure che le false Decretali vi aveano immischiato, e che l’avarizia, l’ignoranza e l’umana alterigia avean alimentato». Il Sarpi ne raccolse i materiali nel 1609 facendosi aiutare da suoi amici di Francia, tra i quali erano il Gillot e il Leschassier che lo fornirono di quanto riguarda il diritto Gallicano e di Spagna nella collazione dei beneficii; e l’opera era compiuta nel gennaio del 1610 quando ne mandò copia ai detti suoi amici. Nelle edizioni a stampa è intitolata: Trattato della materia beneficiaria, ma il vero titolo suo è Istoria dei beneficii ecclesiastici, ed è infatti una storia e non un trattato.