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capo iv. 57

me la terra, di creature; e altre cose confermate indi da più esatte osservazioni. Il suo panteismo è il più ragionevole, il più semplice e il più conforme alle idee della sua filosofia: somiglia a quello dei platonici e degli antichi Padri della Chiesa, ma più chiaro e senza contradizioni. L’oscurità del suo stile in latino, la trivialità troppo spesso in italiano, la smania pel linguaggio simbolico e cabalistico, appartengono al secolo e alle circostanze in cui si trovò l’autore, e la grandezza de’ suoi pensamenti al suo intelletto.

Il Campanella prestò grandi servigi alle metafisiche, all’etica e alla politica: non quella che oggi con tal nome si chiama, tortuosa officina di frodi onde sono ingannati ed oppressi i popoli, ma altra più sublime che addita con quali leggi e religione e morale debba essere governata la società per farla virtuosa e felice. E si può dire che alle scienze sopradette diede una nuova forma e le mise in correlazione tra loro assai meglio che per lo innanzi non si era fatto. Il misticismo e le allegorie del Campanella non sono più del gusto moderno. Ma generati da ricca e veemente fantasia, erano forse anco veli necessari onde sottrarre alla intollerante ignoranza dei frati dottrine che non intendevano e cui perseguitavano. I meriti di Campanella apparirebbero forse maggiori se la sua filosofia fosse più conosciuta e meglio studiata; ma delle sue opere molte giacciono inedite, e delle stampate sono rarissimi gli esemplari. Non è molto che il professore Orelli, dotto filologo di Zurigo, fece conoscere le poesie filosofiche di lui; le quali comechè stampate fino dal