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340 capo xvii.

non permise che fosse dato adempimento al resto della convenzione. Ciò non ostante il Poma usò della congiuntura per trasferirsi a Napoli onde poter realizzare, se poteva, i suoi crediti; ma la sua vita era così poco sicura, che una volta egli e il Parrasio, giunti presso a Gaeta, furono avvisati di sicari appostati per ammazzarli, onde spauriti tornarono indietro; nè di allora in poi uscivano di casa o si commettevano in viaggio se non colle più grandi precauzioni e col maggiore secreto.

(1608). Alessandro Parrasio veggendo che gli effetti non corrispondevano di lunga mano alle promesse e alle speranze, aveva interessato monsignor Napi acciocchè gli ottenesse dal cardinale Borghese un premio conveniente al prestato servigio, e non avendone riportato che buone parole, si lasciò sfuggire alcune indiscrete espressioni. Fu messo in prigione: si disse che quello fosse un pretesto; ma la cagion vera, per levargli alcune carte. Fatto sta che anco in prigione fu trattato cortesemente, e dopo quaranta giorni rilasciato, consegnatogli 200 scudi per mezzo del cardinale Tonti auditore dei papa e suo confidentissimo, e fatto uscire dallo Stato con ordine di non tornarvi senza commissione del pontefice; egli poi aggiungeva che il cardinale Borghese lo aveva caricato di promesse ed offerte. Andò a Napoli.

Il Poma, che pure vi era, non avendo potuto riscuotere i danari che si prometteva, e in continuo pericolo delle coltella, ritornò più che in fretta a Roma nel solito rifugio di casa Colonna. I sussidi che riceveva da questo e da quel cardinale e sot-