Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/344

336 capo xvii.


Dopo un soggiorno di alcune settimane in Ancona, andarono a Roma dove entrarono di nascosto, forse per non essere osservati dagli agenti dell’ambasciatore veneziano, e ricoverarono in casa del cardinale Colonna: quantunque il papa facesse divolgare che non voleva si fermassero nella città neppure un’ora, e’ vi stettero per più d’un anno, prima occultamente, e poi girando dapertutto e sino nei luoghi più frequentati e pubblici. È ben vero che il bargello gli andava ne’ primi giorni cercando; ma per quello si vede, non per commissione pubblica, ma per particolare ingordigia di buscarsi la grossa taglia.

Quando il cardinale inquisitore Pinelli ebbe notizia del tentato assassinio e che la voce pubblica ne incusava la Curia, disse al segretario della legazione veneta, che sperava che i senatori e le persone giudiziose di Venezia non seguiterebbero una così sinistra opinione, non si trovando esempio, nè detto nè fatto in secolo alcuno, che la Chiesa proceda con queste vie indirette e diaboliche. E tenete per certo che se sono stati tre a commettere il fatto, se ne averà alcuno, se non tutti, nelle mani, e si saprà anco per altre vie la verità.

È vero che la Chiesa non procede per queste vie diaboliche, ma ben vi procedono gli inquisitori; e vorrei sapere se il modo con cui furono trappolati a Roma e poi impiccati, Matteo Franco, Ferrante Pallavicino, Franceso Celaria, il Carnesecchi, Frà Fulgenzio francescano, l’arcidiacono Ribetti, l’abate Dubois e cento altri, sia modo più benevolo del farli assassinare da mani sicarie; oltre a ciò non