Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/327


capo xvi. 319


Il governo mandò denari al convento, acciocchè a tutto e prontamente si provvedesse. Come di grave affare di Stato ne furono avvisati tutti gli ambasciatori e residenti della Repubblica; ne fu dato parte a tutte le corti; furono chiamati i più esperti medici e chirurgi. L’Acquapendente professore a Padova, e Adriano Spigelio celebre chirurgo ebbero ordine di non partirsi dal convento fintanto non si vedesse ove inclinava il male, se a vita o a morte, che pur di questa vi era molto pericolo. Sarpi avrebbe voluto che bastasse il solo Luigi Ragoza, giovane chirurgo assai pratico e nel quale aveva molta fede; ma dovette uniformarsi alla volontà del governo, e dodici almeno furono i deputati alla cura di un uomo, alla vita del quale la Repubblica attaccava la più alta importanza.

La sua presenza di spirito non lo abbandonò un istante, e quella istessa sera sentendo che ivi era il pugnale, il volle in sua mano, e tastandolo disse: Non è limato; volendo inferire che le ferite avrebbono scabrosità di più difficile guarigione. Appena medicato, andò l’Avogadore di Comune per esaminarlo; ma egli disse che non aveva nemici, e che siccome perdonava a chi lo aveva offeso, così pregava il Consiglio dei Dieci a non voler farne dimostrazione alcuna: ed essendogli annunciato che gli assassini erano stati presi, se ne mostrò inquieto e addoloratissimo, perchè, diceva, potrebbono rivelare cosa che fosse di scandalo al mondo e di pregiudizio alla religione.

Alla mattina seguente trovandosi per la gravezza delle febbri in pericolo di vita, si munì di tutti i