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capo xv. 303

inspirazioni del cristianesimo, si abbassò ad una servile imitazione del vecchio politeismo. Furono quindi mutati i nomi alle divinità, ma restarono i loro attributi; così in Roma la Bona Dea fu convertita in Santa Maria Aventina, Venere vittoriosa in Santa Maria alla fossa dipinta, Iside in Santa Maria in Equirio, Vesta in Santa Maria delle grazie, Minerva in Santa Maria sopra Minerva; Apollo fu mutato in Sant’Apollinare, Marzia in Santa Martina, e furono canonizzati San Bacco, San Quirino, Santa Romola e Redempta, Santa Concordia, Santa Ninfa, così detta la ninfa Egeria, San Mercurio; il Panteon, tempio dedicato a tutti gli Dei, fu dedicato a tutti i santi; a Minerva Dea degli scienziati fu sostituita Santa Caterina, a Lucina Sant’Anna, a Vulcano Sant’Elgio, a Diana Sant’Uberto, ai Dioscuri Sant’Ermo, a Pane San Vendelino, a Marte San Giorgio, ad Esculapio San Luca; non parlo degli Iddii che presiedono alle malattie; non degli Dei particolari ad ogni popolo cristiano, dei patroni di ogni città o villaggio, dei Lari a cui ogni casa ed ogni individuo presta una privilegiata devozione. Siccome il diritto di canonizzare i santi apparteneva al volgo, è ben da credere che abbia canonizzato dei santi piuttosto ridicoli: per esempio il monte Socrate, presso a Roma, già consecrato ad Apollo, fu mutato egli stesso in un S. Oracte che poi diventò S. Oreste; e di una foggia di tabarro di Sant’Albano detta amfibolo, fu fatto un Sant’Amfibolo vescovo e martire.

Questi piccioli disordini indussero da prima i vescovi, poscia i papi ad arrogarsi esclusivamente il