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20 capo ii.

rono tante regole quanti gli abati, finchè tutte alla metà circa di quel secolo furono soverchiate da quella di San Basilio vescovo di Cesarea in Capadocia che fu poi quasi universalmente seguitata dai Levantini.

Chi introducesse il monachismo in Occidente, non è ben noto; ma è certo esservi stati monaci in Italia a’ primi decenni del IV secolo, donde si sparsero nelle Gallie e più specialmente nella Scozia ed Irlanda: ma senza regole fisse, o ad arbitrio, finchè nel VI secolo San Benedetto fondatore di Montecassino dettò la sua; la quale, quantunque non portata da un angelo, è, per un codice monastico, abbastanza ragionevole. E come in Oriente quella di Basilio, così in Occidente quella di Benedetto prevalse. Ma corrotti i monaci nei susseguenti tempi dalle ricchezze, dall’ozio e dalle lascivie, verso l’XI e XII secolo alcuni uomini pii volendo ritrarli ai loro principii, introdussero riforme e fondarono congregazioni con discipline varie, ma derivate in sostanza da quelle di Benedetto; per cui al nome del fondatore antico aggiunsero quello del riformatore moderno.

Nel XIII secolo cominciarono i Mendicanti detti propriamente Frati; in ciò diversi dai monaci che questi vivevano coi proventi dei loro beni, laddove i frati ebbero per istituto di vivere pitoccando: cattivo metodo, perchè col crescere del loro numero bisognò inventare superstizioni ed artifizi nuovi da spandere nel vulgo per cavarne danari.

Il mal costume de’ monaci, il discredito in cui erano i preti, l’entusiasmo religioso che menava i popoli a tumulto nelle crociate di Terra Santa e in