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250 capo xii.

al principe; ma rivoltarsi, fargli guerra, usare con lui le insidie ed anco ammazzarlo, perchè il papa ha da Dio una giurisdizione assoluta e illimitata di governare il popolo cristiano; ed è per questo che ha ricevuto le due spade, una per lo spirituale, l’altra pel temporale, onde a lui si compete anco il diritto di perseguitare e punire di morte i ribelli. Anzi la Santa Romana Chiesa essendo visibile, è per le cose temporali che precipuamente manifesta la sua grandezza; e ridurla al solo spirituale, come gli avversari pretendono, è ridurla a niente. Questa doppia potestà è derivata al papa da Gesù Cristo medesimo, il quale vivendo a questo mondo fu non pure profeta e mediatore, ma vero principe temporale; i magi lo adorarono non come Messia, ma come re mondano; come re lo riconobbero gli Ebrei più volte, ed egli stesso fece più volte azioni da re: che se rispose a Pilato, il suo regno non essere di questo mondo, fu una risposta equivoca per ingannare quel preside e impedirgli un maggior peccato; ovvero parlò come uomo che stando per morire più non si cura delle cose terrene. Fatto è che il papa ebbe da lui la duplice potestà che è sopra detta, e negargliela, è una eresia.

L’autorità dei principi è tutta umana, derivata o dal consenso de’ popoli o dal diritto di guerra, e più o meno limitata; quella invece del pontefice è tutta divina, non soggetta a restrizioni o convenzioni di alcuna sorte. Egli è monarca nella Chiesa, giudice supremo del mondo; il suo tribunale è tribunale di Dio; le sue leggi non ammettono eccezione od appello; e se giuste od ingiuste, tocca a lui solo