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dentro la Rezia, la Baviera e la Pannonia. Erano soggetti a loro i patriarchi di Aquilea, i quali e i vescovi di Milano, si consecravano a vicenda. Quelli di Ravenna si chiamavano Autocefali, cioè indipendenti, e a loro obbedivano come a metropolitani molte città della Toscana, della Flaminia e del Piceno nel vicariato di Roma.

Ma i papi oltre ai già descritti vantaggi, un altro ne avevano potentissimo, ed erano le ricchezze; col mezzo delle quali si procacciarono numerose clientele nella Magna Grecia, in Sicilia, in Sardegna, nell’Illirico, nelle Gallie, e insomma in tutto quasi l’Occidente; e già nel 483 erano saliti a potenza tanto grande che Odoacre re d’Italia se ne adombrò, e stabilì per legge che nissuno potesse essere eletto pontefice senza il regio assenso. Teodorico avendo annullato tutte le cose fatte dal suo antecessore, serbò questa legge avvengachè dispiacesse a’ Romani. Poscia Amalasunta sua figlia, per mitigarla, concedette a’ papi potestà giudiciaria intorno a certe cause tra’ preti e preti, o tra i preti e laici. Indi caduto il regno de’ Goti, gl’imperatori greci che regnarono in Italia non pure mantennero la legge di Odoacre, ma ne gravarono i capitoli, e costrinsero i pontefici a pagare eziandio una tassa onde essere confermati.

Ma la fortuna continuò a favorire il papato. La chiesa di Milano, splendida rivale di quella di Roma, decadde quasi subito dopo Sant’Ambrogio, e posciachè la città fu distrutta dai Borgognoni nel 539, i suoi vescovi stanziarono a Genova per più di un secolo. Aquilea distrutta anch’essa a più ri-