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capo vi. 101

rali sì che la composizione pigliava il color d’oro, facendo sue esperienze con prosopopea e bella grazia trappolava quanti avevano la stoltìa di fidare in lui; finchè conosciuta l’impostura, fu bandito. Andato in Baviera, l’Elettore, giuntato da lui, il fece impiccare poi abbruciare (nel 1591) come stregone, e con esso anco i cani, cui gl’inquisitori nell’alta loro sapienza sospettarono diavoli.

Dimorando in Venezia, ambasciatori, nunzi, patrizi, plebe, tutti correvano a vedere far l’oro; e fra tanto delirio di gente civile, un Barbaro si fece distinguere per sanità di cervello. Essendo che un Ciavùs turco, mandato per negozi dal Gran Signore a Venezia, udendo come quegli faceva l’oro, disse facetamente: Se è vero, il mio Sultano verrà a servirlo. Molti si fecero intorno a Frà Paolo acciò ch’egli pure andasse a vedere, ma e’ se ne burlava, e colle solite sue lepidezze mescolate a sodi ragionamenti cercava di trarre d’inganno altrui. Per suo consiglio, affine di screditare il ciarlatano, fu fatta una mascherata di giovani nobili che girando in gondola vestiti da Mammona, con crogiuoli, mantici, boccette, fabbricavano oro e lo vendevano a cinque lire il soldo; sferzando così la bricconeria del ciurmatore che rubava cinque lire in buoni denari, per un soldo che dava del suo oro.

Di tal forma passava il Sarpi l’innocente sua vita, quando verso questo tempo vennero a’ sturbarla le discordie de’ frati.

Al Capitolo generale di Cesena (7 giugno 1588) i frati, dovendo eleggere il loro capo, si trovarono al solito divisi in due fazioni: i Fiorentini e Bolo-